Modulo 1 Mafia tra storia, politica e cultura
Il modulo 1 ha presentato l’analisi del fenomeno mafioso in ambito storico, storico-filosofico, giuridico e mediatico: dall’analisi dell’avvio del maxiprocesso alla mafia nell’aula bunker a ridosso dell’Ucciardone a Palermo il 10 febbraio 1986 alla riflessione filosofica sulle radici storiche e concettuali del fenomeno dell’“amoralismo familiare”, quale cultura antimoderna basata sul rapporto di fedeltà tipico della società pre-moderna e arcaica e non sul riconoscimento e la tutela dei diritti dei cittadini.
Inoltre sono stati approfonditi i complessi intrecci tra cultura popolare e religiosa e cultura di stampo mafioso, andando poi ad analizzare gli interventi recenti della Chiesa cattolica (in particolare CEI e alcune diocesi e regioni ecclesiastiche) di condanna del fenomeno mafioso.
Infine l’analisi della rappresentazione, soprattutto cinematografica, del fenomeno mafioso, in cui la mafia è stata presentata come una forma di narrazione, “una messa in forma del mondo”: stabilisce delle regole, non soltanto in antagonismo, ma parallele, ad altri sistemi valoriali (il sistema stato, il sistema etico, il sistema morale); attribuisce dei valori all’azione; stabilisce un comportamento; è in grado di cambiare il nome e l’ordine delle cose. Pertanto qualsiasi narrazione della mafia è una meta-narrazione: un raccontare qualcosa che è già stato raccontato e riflettere su come la fiction italiana, la narrazione televisiva italiana, ha saputo raccontare la mafia, e su quale sia il rapporto che la fiction italiana ha saputo stabilire con le forme della narrazione. Si propongono tre tesi funzionali all’indagine sulle modalità di narrazione televisiva italiana.